martedì 5 marzo 2019

Dubbi adolescenziali fuori tempo massimo

Veramente brutta.
Ma proprio brutta brutta brutta. 
Ma, onestamente, altrettanto buona.
Domenica scorsa mi ero ripromessa di non fare nulla. 
Zero frittelle, 
nada biscotti,
kein meringhe,
rien pasticcini,
niente dolci.

Ma sul far della sera... dopo aver stirato tutto lo stirabile e ripulito la casa da cima a fondo (o quasi: in mansarda non ci sono passata. Ecchemiseria!), aiutato la princess con i compiti
sentivo il bisogno di mettere, almeno un po', le mani in pasta.
Ho guardato nel frigo e ho intravisto sul fondo un barattolo di marmellata che mi sussurrava con fare pietoso "fai di me qualcosa di commestibile ai più".
Allora mi sono impietosita e ne ho ricavato una torta tanto brutta (ma brutta brutta...) quanto buona!
Ecco la ricetta per chi fosse anche solo minimante interessato (conscia che la foto non promette nulla di particolarmente buono): torta morbidosa con marmellata di mele.

Quanto al resto, potrebbe andare meglio. Ma va tutto bene. 
L'ansia del domani ormai è una costante della mia vita e ci devo fare i conti. 
Parlo del "domani" in senso molto figurato. Mi riferisco infatti al futuro. 
A cosa mi aspetta.
A cosa accadrà alle persone che amo.
Sarò in grado di affrontare le difficoltà che la vita (senz'altro) mi darà.
Cosa mi riservano i miei prossimi anni.
Quanti ancora me ne spettano.
Cose così, insomma.
Cosucce...sì.

Inadeguatezza.
Porca la miseriaccia. Ma perché?
Ma è così, inutile negarlo.
Basta un imprevisto a chi mi sta attorno e mi sento sopraffatta.
Non sono mai stata abituata a preoccuparmi io degli altri. Sono stati sempre gli altri a doversi preoccupare per me e, adesso che sto diventando grande (alla buon'ora), sento il peso della responsabilità, in parte attuale ed in parte (ed è quella che più mi fa paura) potenziale, che  grava su di me. E mi sento schiacciata.
Ho proprio paura. 
Ma non "tanto per dire".

Soprattutto se penso ai miei genitori che si fanno sempre più anziani e ai miei figli che si affacciano sempre più al mondo. Un mondo che non è facile. Non lo era quando ero ragazza io. 
Ma oggi è davvero un black hole. 
Come potrò io far fronte a questi cambiamenti senza l'appoggio dei miei genitori? 

L'unica cosa che mi da stabilità è stare con i miei gatti; fare dolci; andare in palestra.
Certo che sono messa proprio bene.



Lancillotto che ronfa nel cassetto
Biscotto che se la dorme

La cosa triste è che vedere i miei genitori invecchiare mi dà quasi rabbia. Come se non dovessero farmi questo dispetto! 
Non so se riesco a spiegarmi: è come se loro dovessero sempre stare bene, essere sani. Proteggermi.
Roba da matti, eh.

Ma purtroppo la vita non va in questo verso. 
Il tempo passa. I genitori prima o poi ci lasciano e, volenti o nolenti, si deve crescere.
Spero di esserne all'altezza.



















sabato 2 marzo 2019

Tutto passa


























Tra poco vado a fare il siringone. Ormai lo chiamo così, affettuosamente. E' un appuntamento mensile cui non mi sottraggo da ormai quasi 4 anni...
Il tempo è proprio volato.
Era il 31 maggio del 2015 quando tutto è (ri)iniziato. Oggi ne abbiamo 2 marzo 2019 e, di scadenza in scadenza, di siringhe in siringoni, sono passati quasi 4 anni.
Se penso all'avventura in se e per se, mi sembra sia trascorsa una vita.
Se penso alle emozioni, è incredibile. Potrei raccontarle come se tutto fosse successo un attimo fa.

Che giornate... era luglio e a Milano c'era una canicola da paura.
Anche nelle stanze l'aria condizionata non funzionava ma, per fortuna, la mia stanza era esposta su un giardino interno e non prendeva tanto sole.

In particolare ricordo l'unica volta che ho veramente pianto senza riuscire a fermarmi, davanti a persone estranee (cosa per me quasi impensabile), seduta nel corridoio dell'IEO, al piano di accesso alle camere dei pazienti... vicino al distributore di caffè.
Piangevo piangevo. Mia madre, come sempre, al mio fianco.
Mi chiedevo, tra le lacrime, perché ancora una volta stesse succedendo a me.
Eppure il peggio era stato fatto: l'intervento di asportazione totale del seno; la ricostruzione contestuale; mi ero già alzata dal letto e  messa in piedi.
Eppure.
Forse un crollo emotivo.
Credo proprio sia stato quello.
Peraltro mi ero anche appena vista allo specchio e, ehm... insomma, non era proprio un gran spettacolo.
Ma dovevo digerire anche quella.
Stavo ancora digerendo il ricamo sullo sterno di 25 anni prima... ed ecco un nuovo timbro.
Ciononostante
non ho versato neppure una lacrima quando mi sono vista. Ho ringraziato che non mi avessero trovato linfonodi impazziti e questo mi bastava.
Ma poi la stanchezza...
o forse anche il dolore nei movimenti. O ambedue le cose.
Non saprei. Sono crollata a cose fatte. A poche ore dalle dimissioni.

Stessa cosa mi accadde 25 anni prima quando, dopo tre mesi trascorsi a Parigi, finalmente mi avevano autorizzato a rientrare in Italia. Non volevo più tornare!
La mente umana è bizzarra.
Il Gustave Roussy era diventata lamia casa, il mio porto sicuro.
Forse avevo anche un pò il timore di rientrare e trovare tutto cambiato. O, peggio, me stessa irrimediabilmente cambiata.
La mia testa pelata. Ciò che avevo visto. Ciò che avevo provato. Ciò che ancora stavo vivendo e di cui non vedevo neppure in lontananza la fine.

Ma non credo. Su questo sono stata sempre abbastanza forte.
Non ho mai creduto né pensato di non farcela.
Alla fine però non ha importanza.
E' passata anche quella!
Tutto passa.
E passerà anche questa. Ora scappo che il siringone mi attende!








martedì 26 febbraio 2019

Porc... miser... credevo che anche stasera sarei stata fagocitata dal tempo tiranno. Ma no.
E che diamine! Eccomi qui seduta. 
Seduta. Ah.... 
Inesorabile, mi raggiunge Lancillotto per venire a piazzarsi nel suo posticino preferito. Sta guardando il display. Ancora non sale sulla tastiera.

 àùn ------------------------------------------------------------IU

Evidentemente è salito sulla tastiera. Quelli di sopra sono versi battuti direttamente dalle sue zampette.

Ora mi fissa. Non sa che fare: sedersi o non sedersi? 

Il cassetto. Ha deciso di sdraiarsi dentro il cassetto della scrivania sulla quale c'è il pc sul quale sto scrivendo. Fusa...
Tutto regolare.

                                     
Ora se monsciù me lo consente, posso iniziare a scrivere qualcosa che abbia un senso compiuto (o, perlomeno, quasi...)

Volevo affrontare il drammatico argomento del frigo vuoto. Più una sindrome. Quasi come quella del "nido vuoto" che si verifica quando i propri figli lasciano casa.
Io ho quella del "frigo vuoto". Forse quella del nido la sperimenterò tra un po' d'anni (anche se, da come sembra si stiano mettendo le cose da queste parti, ho il vago timore che quella che dovrò affrontare sarà piuttosto la sindrome del "nido sovraffollato").
Ma torniamo al frigo.

Quasi tutti i giorni faccio la spesa. Di regola in mattinata. A volte si tratta di una spesa più abbondante. Altre meno. Ma di riffa o di raffa compro quasi quotidianamente del cibo.
Al rientro sistemo tutto, tra scaffali/dispensa (poca roba) e frigo/freezer (la maggior parte).
Arriva l'ora di pranzo. Si mangia.
Arriva l'ora di cena... IL FRIGO E' VUOTO!!
Ma come è possibile???
Perché mangiamo tutto? No. Non mangiamo tutto. Io preparo soltanto una portata a pasto (in genere un primo a pranzo + frutta e un secondo a cena + frutta). Allora perché quando arriva l'ora del pasto serale il frigo risulta inesorabilmente vuoto? 

Guardo dentro i casse      

rrtlò.-ll-----------------------------------mnj

(Lancillotto è uscito dal cassetto e, come si può vedere dai versi appena battuti, ha ben pensato di farsi una passeggiata sulla tastiera. E' un'anima in pena: entra ed esce dal cassetto).

Riprendo il filo del discorso (come se poi avesse importanza).
                                           

Guardo dentro i cassetti del frigo e del freezer. Insalata (quella non manca mai) e fagiolini surgelati (neppure quelli). Ma nient'altro. O meglio: c'è sempre quel tocchetto di grana ormai cristallizzato. Tre carote con già la barbetta che inizia a crescere. Uno yogurt greco. Un brick aperto del latte. Burro. E sulla porta frigo anche le creme rinfrescanti per le gambe affaticate che tengo lì tutto l'anno e che quando servono non uso perché le gambe sono talmente stanche che non ne hanno alcuna voglia di portarmi in cucina per aprire il frigo, prenderle e spalmarmele. Così stanno sempre lì da anni. Inutilizzate. Ma per cena non sono buone... Almeno credo).
                                           

Insomma, l'ora di cena è sempre un problema. Il frigo è sempre vuoto. Bisogna sempre ricorrere alle patate. O alle uova (di quelle ne ho sempre data la mia passione per i dolci). O alle scatolette di tonno (#santesubito). 
Ma il mistero resta. E si infittisce se a ciò si aggiungono anche i vari Tupperware che la generosa nonna ci porta quasi quotidianamente, perennemente preoccupata che in casa nostra si possa morire di fame
("ma oggi il pranzo ce l'hai? 
Perché io ho preparato giusto giusto delle polpette, 
delle bietole, 
dei peperoni al forno,
dello spezzatino con le patate, 
due frittatine;
uno sformato di zucchine e formaggio,
un paio di patate al forno...
...
...
...
...
... 
me ne è avanzato un po'").

Esatto!
Nonostante tutto 'sto bendidio... il pasto serale resta frugale per carenza di materia prima.
E stasera uguale.
Mi sa' che adesso cerco su Google "ricette appetitose con creme defatiganti". 
Chissà che la serata non decolli!







domenica 24 febbraio 2019




 





Domenica mattina.
Tira un vento che neanche...
c'è il sole ma è tutta apparenza: se metti il naso fuori ti si gelano anche gli organi interni.
Voglia di fare saltami addosso.
Mi guardo attorno e vedo che chiaramente i bagni necessitano di un pronto intervento.
Che le scale sono leggermente cosparse dei peli di Biscotto e Lancillotto che la notte si fanno gli agguati e si rincorrono senza se e senza ma lasciando lungo la via ogni sorta di nuvola grigio crema che al primo movimento svolazza in aria per poi depositarsi nei luoghi più disparati. Scale incluse, ovviamente.
Che dire poi dei fornelli? Passiamo oltre. Che è meglio.

Ma non ne ho voglia, adesso. Magari stasera.
Che poi credo che farò di nuovo le frittelle; stavolta, però, con la ricetta di Benedetta ciambelle graffe soffici, senza patate, perché mi sembrano semplici.

Quella in foto è una torta che ho fatto diverse settimane fa. Una torta tedesca molto buona: la Kase Sahne Torte. Lascio il link per chi volesse cimentarsi: torta di ricotta e panna
L'ho fatta perché nel frigo avevo due confezioni di panna fresca che urlavano "usaci... ti prego!" da almeno una settimana (acquistata per fare le Delizie al Limone, ma non utilizzata a tal fine perché la ricetta richiedeva una giornata intera di lavoro ed io, che già dovevo decidere se investire il mio tempo in respirare o annaspare, ho pensato di bene di rimandare l'esperienza) e della ricotta acquistata da mio marito senza un preciso scopo (perché lui quando va a fare la spesa perché c'è bisogno, per esempio, di un litro di latte, si imbarazza di acquistare una sola cosa e quindi prende almeno altri tre o quattro prodotti assolutamente inutili pur di non arrivare alla cassa con un misero brick. Fa brutto, no?
Ma ognuno ha i suoi problemi. Non sono certo nella posizione per sindacare chi è equilibrato e chi no... 
figuriamoci). E così ho fatto questa specie di cheesecake versione teutonica. Molto più delicata di quella americana. Consigliata.

Eccoli! Sono arrivati Biscotto e Lancilloto: si sono adagiati sul letto. Lavoratori incalliti loro. capaci di suscitare l'invidia più profonda da parte dei miei due figli. Soprattutto la mattina quando vanno a scuola e i pelosi se ne stanno spaparanzati da qualche parte al calduccio con l'unico impegno di attendere il momento in cui la ciotola sarà nuovamente piena di crocchette.



Inutile dire che ne sono innamorata follemente. 
Anche quando il piccolo mi si piazza esattamente tra tastiera e schermo del pc col risultato di farmi   battere tutto in maiuscolo (cosa di cui mi accorgo, obviously, piuttosto tardi con la conseguenza di dover riscrivere tutto d'accapo). 

Ora vado. Non posso sempre fare quello che mi piace.

La prossima volta però vorrei affrontare l'argomento "come mai il mio frigo è sempre vuoto se faccio la spesa tutti i giorni spendendomi la legittima?". 
Ciau Ciau!





sabato 23 febbraio 2019

 


 
Ci siamo. Il periodo delle frittelle è arrivato. 
E, a dire il vero, se ne sta anche già andando... 
Non potevo certo esimermi. Prima le graffe napoletane con patate. Poi le chiacchiere friabilissime. O bugie. O nodi d'amore... 
Il mio piccolo pubblico domestico ha apprezzato. 
Domani forse faccio il bis ma non lo so. 
Sono un pò sbilanciata da un qualche giorno.
Forse è più corretto dire sbaricentrata. Tipo quei triangoli scaleni che quando vai a tracciare l'altezza relativa ad uno dei lati... finisci lontano lontano.
Instabile.
Anche un pò polemica. Sì. Non è da me neppure un pò, ma da qualche giorno mi sento di polemizzare su tutto. Dal modo in cui gli altri si interfacciano con me al come sia meglio sistemare i cuscini su un divano. Dalla maniera in cui uno si è espresso in tv al modo in cui sia più funzionale cuocere le patate.
Sino alla Chiesa. 
(uh.. uh... roba seria...). Sì. Mi sento in polemica anche con le liturgie troppo ridondanti che mi fanno perdere il filo e non mi fanno capire e carpire l'essenziale del messaggio cristiano.

Insomma. Sono proprio in fase Scassapalle.
E la soluzione che il mio corpo propone è sempre quella di dormire. 
Un lungo sonno indisturbato: panacea di ogni male fisico e mentale.

Ma mica posso. Figuriamoci.
Mi sento come un pezzo di plastilina. O di slime (per essere più contemporanea): mi tirano dappertutto ed io mi allungo mi allungo mi allungo... ma alla fine mi spezzo. Vorrei essere al contempo onnipresente e assente. Una lotta continua tra la voglia di scioperare ad oltranza da ogni ruolo e l'ansia di tappare qualsiasi falla si crei nelle persone che amo e attutire qualsivoglia attrito possa sorgere in famiglia. 

"Arres es" direbbe qualcuno da queste parti.
"Yes, I know" risponderei io.
Tant'è.

E' ora di cena e intuisco che gli abitanti di questa mia dimora vorrebbero mangiare.
Uffa...

Giù in cucina è tutto in ordine. I piatti sono puliti e mi sembra brutto doverli risporcare (la lavastoviglie mi si è rotta avantieri). 
Ecco... mi viene il sonno se ci penso.
D'altra parte l'idea che si arrangino mi fa drizzare i capelli: non voglio neppure immaginare il casino che farebbero per farsi anche soltanto un uovo bollito!

Insomma la solita altalena: mi dileguo e li lascio fare? o alzo le chiappe e spadello? 

Se non vedete più nulla dopo questa frase... avrete la risposta.