Tra poco vado a fare il siringone. Ormai lo chiamo così, affettuosamente. E' un appuntamento mensile cui non mi sottraggo da ormai quasi 4 anni...
Il tempo è proprio volato.
Era il 31 maggio del 2015 quando tutto è (ri)iniziato. Oggi ne abbiamo 2 marzo 2019 e, di scadenza in scadenza, di siringhe in siringoni, sono passati quasi 4 anni.
Se penso all'avventura in se e per se, mi sembra sia trascorsa una vita.
Se penso alle emozioni, è incredibile. Potrei raccontarle come se tutto fosse successo un attimo fa.
Che giornate... era luglio e a Milano c'era una canicola da paura.
Anche nelle stanze l'aria condizionata non funzionava ma, per fortuna, la mia stanza era esposta su un giardino interno e non prendeva tanto sole.
In particolare ricordo l'unica volta che ho veramente pianto senza riuscire a fermarmi, davanti a persone estranee (cosa per me quasi impensabile), seduta nel corridoio dell'IEO, al piano di accesso alle camere dei pazienti... vicino al distributore di caffè.
Piangevo piangevo. Mia madre, come sempre, al mio fianco.
Mi chiedevo, tra le lacrime, perché ancora una volta stesse succedendo a me.
Eppure il peggio era stato fatto: l'intervento di asportazione totale del seno; la ricostruzione contestuale; mi ero già alzata dal letto e messa in piedi.
Eppure.
Forse un crollo emotivo.
Credo proprio sia stato quello.
Peraltro mi ero anche appena vista allo specchio e, ehm... insomma, non era proprio un gran spettacolo.
Ma dovevo digerire anche quella.
Stavo ancora digerendo il ricamo sullo sterno di 25 anni prima... ed ecco un nuovo timbro.
Ciononostante
non ho versato neppure una lacrima quando mi sono vista. Ho ringraziato che non mi avessero trovato linfonodi impazziti e questo mi bastava.
non ho versato neppure una lacrima quando mi sono vista. Ho ringraziato che non mi avessero trovato linfonodi impazziti e questo mi bastava.
Ma poi la stanchezza...
o forse anche il dolore nei movimenti. O ambedue le cose.
Non saprei. Sono crollata a cose fatte. A poche ore dalle dimissioni.
Stessa cosa mi accadde 25 anni prima quando, dopo tre mesi trascorsi a Parigi, finalmente mi avevano autorizzato a rientrare in Italia. Non volevo più tornare!
La mente umana è bizzarra.
Il Gustave Roussy era diventata lamia casa, il mio porto sicuro.
Forse avevo anche un pò il timore di rientrare e trovare tutto cambiato. O, peggio, me stessa irrimediabilmente cambiata.
La mia testa pelata. Ciò che avevo visto. Ciò che avevo provato. Ciò che ancora stavo vivendo e di cui non vedevo neppure in lontananza la fine.
Ma non credo. Su questo sono stata sempre abbastanza forte.
Non ho mai creduto né pensato di non farcela.
Alla fine però non ha importanza.
E' passata anche quella!
Tutto passa.
E passerà anche questa. Ora scappo che il siringone mi attende!
Francy un grande abbraccio Rossana
RispondiElimina