Oggi non ho il tempo per fare nulla di quel che mi piace fare.
Il lavoro (professionale e domestico) mi inghiottono e mi viene una voglia irresistibile di scappare via.
E' da stamane che sento un qualcosa dentro muoversi, dapprima lento e poi via via sempre più veloce.
Sembra che spinga per uscire.
Ma siccome non so cosa sia, né che danni possa fare, lo tengo a bada. Non si sa mai.
Mentre pranzavo, da sola perché ancora nessuno era rientrato (chi da scuola, chi da lavoro), facendo zapping qua e la alla tv, mi sono imbattuta in un episodio di Parenthood V, un serial americano che narra delle vicissitudini di una famiglia con tanti fratelli tutti diversi, per temperamento e scelte di vita, e delle rispettive famiglie...
In questo episodio alla moglie del fratello "più saggio e posato" hanno diagnosticato un tumore al seno e deve essere operata. Niente mastectomia ma soltanto l'asportazione del piccolo tumore e del linfonodo sentinella.
Tutta la famiglia le si stringe attorno: genitori, figli, nipoti, cognati e cognate... anche il marito. Sembra debba affrontare un qualcosa di immenso.
L'intervento va bene ma dall'esame di quanto prelevato rilevano una piccola metastasi al linfonodo ed una particolare malignità delle cellule tumorali e le consigliano la chemioterapia.
Anche il mio tumore era aggressivo. E molto esteso. A me hanno tolto tutto il seno perché era impossibile asportare unicamente il tumore: 8 cm di cui 1/3 infiltrante.
Due linfonodi asportati: uno con micrometastasi. L'altro sano.
Non hanno voluto prescrivermi la chemio (anche se era decisamente nell'aria) ma una terapia che mi ha mandato in menopausa all'età di 41 anni e iniezioni e pasticche di inibitori dell'aromatasi per 5 anni.
Gli estrogeni che girano nel mio corpo devono essere annientati.
Poi si vedrà.
Qui a Sassari mi hanno detto che sono altissime (se non certe) le probabilità che anche il seno sano venga colpito. tanto è vero che avrebbero voluto togliermeli entrambi contemporaneamente.
A Milano hanno optato per una via più conservativa.
Staremo a vedere, dicono. Non è detto... faremo i controlli...
Eppure nonostante tutto questo mi sento ancora in dovere di dire "sto bene, sto bene".
Tutto ok.
Tutto passato.
Si, si.
Tutto passato.
Adesso c'è soltanto il brutto ricordo.
Si, si.
L'importante è poterne parlare.
Bisogna guardare avanti.
Si, si.
Tutto bene.
Ma forse tutto bene non va.
Forse tutto bene non va se quando mi sdraio di lato mi sento un pallone schiacciato sotto l'ascella.
Forse non tutto va bene se quando mi guardo allo specchio (col quale non ho mai avuto un gran rapporto) e vedo... quel che vedo, vorrei riavvolgere il nastro e ritornare a quando...
A quando?
Sono confusa.
Ma vorrei riuscire ad essere come quella del telefilm: vorrei credere che quello che sto passando e che ho passato è una cosa seria; ma il mio senso di inadeguatezza e la rabbia che provo non me lo consentono.
E così mi sento soltanto una bambina viziata che non riesce a rimboccarsi le maniche e che si crogiola nel suo malessere senza reagire.
Anche adesso mentre scrivo: sento che il seno mi tira. Che il muscolo è teso e che dovrei cancellare tutto quello che ho scritto perché sbaglio a lamentarmi.
Sono viva, no?
Volendo, posso fare qualunque cosa, no?
Meglio salvare e spegnere prima che quella cosa che da stamattina si agita dentro me non decida di fare un salto fuori.
E, giuro, non so proprio cosa sia.
Nessun commento:
Posta un commento