domenica 14 aprile 2024

Ho iniziato la nuova chemio il giorno successivo Pasquetta. 

Il 2 aprile.

L'infusione di per se non è stata assolutamente problematica. L'ho fatta senza l'ausilio di un PICC o di un PORT perché me lo devono ancora inserire (quello precedente mi era stato levato via lo scorso luglio contando sull'idea che non saprei tornata a breve a fare chemio per via endovenosa ed invece...).



Lo tsunami è arrivato dopo.

Inaspettato? Si. Devo dire di si. Non mi aspettavo di stare così male e così a lungo. Non mi aspettavo  questa onda sommersa, strisciante, infida farsi strada nel mio corpo dal 4 giorno successivo all'infusione per poi esplodere il 6 giorno in un malessere, profondo, sordo, senza soluzione di continuità, di nausea, vomito, emicrania martellante, debolezza da non riuscire a tirarsi su dal letto. Lo stomaco contratto da non poterlo neppure sfiorare e tale che ogni minima vibrazione (anche sonora) mi faceva dolore.

Ho desiderato morire. Non sapevo come fare. Non c'era una parte del corpo che stesse bene.

Tutto è quasi scomparso soltanto il 9 giorno. Il primo in cui sono uscita di casa. 

Non la stanchezza. Ancora sono fiacca ma ho ripreso anche a mangiare (con contestuale ritorno delle paranoie) e quindi anche le forze fisiche si stanno rinvigorendo.

Sono riuscita a portare il cane fuori ieri e stamattina. Mi siedo spesso ma anche a Iyashi piace sedersi ogni tanto quindi siamo in sintonia.

Non riesco ad allenarmi. Nulla di nulla. E questo mi abbatte perché muovermi con una certa costanza e criterio per me è fonte di serenità e di normalità. Senza mi sento persa. Spero di riuscirci la settimana prossima, perché poi in quella successiva (il 24 aprile) dovrò affrontare il secondo ciclo.

E' stato uno tsunami. Posso soltanto descriverlo così. Ora non so che accadrà dopo la prossima infusione.

Un po' sono gia preparata al peggio m non lo so. Credo che non sarà neanche stavolta una passeggiata di salute e questo mi preoccupa da un punto di vista emotivo/motivazionale perché non è una gran vita questa.

Soprattutto perché ho una figlia che ha assistito quasi a tutto e che ho visto piangere in silenzio in questi giorni ed è stata la cosa più dolorosa in assoluto. Per lei però mi sono fatta forza e me ne farò ancora. Matteo è lontano e gli comunichiamo il minimo indispensabile; tanto non avrebbe alcun senso caricarlo di preoccupazioni rispetto alle quali resterebbe totalmente impotente.

Ma Filli è qui. Per lei ho conservato le energie per un sorriso tirato. Per una parola di conforto "dai che mi sento meglio" per poi crollare di nuovo sul cuscino in un perenne stato di dormiveglia.

E' lei che mi ha visto di notte, in ginocchio, con la fronte poggiata sulle braccia conserte sul bordo del WC. 

E' lei che ha sentito quegli orribili ululati dei conati.

Non me lo perdono.

Non riesco a perdonarmi che forse le ho lasciato questa eredità genetica. Soltanto per questo devo lottare e continuare ad esistere per starle vicino.

Come sta facendo mia madre con me adesso. 

Spero nei prossimi giorni di riuscire a scrivere anche dei momenti più leggeri che ci sono stati. Oggi però è andata così. 

La domenica proprio non mi piace.

1 commento:

  1. Ma che cosa c'è da perdonare! Che non sei una extraterrestre ? Che continui a sorridere ? Che sei la persona migliore che noi tutti conosciamo ?

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