venerdì 8 marzo 2024


Oggi vorrei essere allegra. 

Un po' mi devo sforzare... 

Un po' no perché, nonostante le notizie non proprio bellissime, oggi mi sento serenamente fatalista.

Sto bene. Non sento dolore. 

Cammino, parlo, vedo, sento, mangio... e tutto ciò senza dolore.

Sono un po' affaticata ma non è un problema con la P maiuscola. Ci si adatta. Si fanno le cose un po' più lentamente (le scale e le salite in primis) e ogni tanto ci si siede per riprendersi quel tanto per ripartire... ma nulla di più.

E ciò malgrado la mia ultima TC total body abbia evidenziato un quadro clinico tutt'altro che edificante. Le mie metastasi epatiche sono numericamente quasi raddoppiate, alcune non sono neppure macchie ma hanno un aspetto nodulare (che già la parola è proprio brutta) e quelle che già c'erano si sono praticamente quadruplicate quanto a dimensioni. Praticamente il mio fegato - che ora so che si può dividere in settori da I a VIII (mi sto facendo una cultura) - è tutto pieno di 'sti affari... unico escluso resta il settore I (il più piccolo).

E io sto una Pasqua.

Ma è possibile?

Ed è possibile per di più che da una eco addome fatta il 22 dicembre u.s. (ossia esattamente 2 mesi e 10 giorni prima della TC in parola) non risultasse nulla se non quelle che già presenti nelle dimensioni "vecchie"?

Bah. Può essere. Sto coso, a quanto pare, cavalca come un cavallo pazzo. 

Speriamo che la nuova terapia, che necessariamente dovrà sostituire quella attuale, funzioni.

Questa volta mi sono sentita più toccata dalla notizia. 

Le volte precedenti le avevo vissute in modo più piatto. Stavolta ho più paura. Per i miei figli. 

Ho realmente timore di diventare un peso; non dico di non esser più una risorsa: temo proprio di diventare un ingombro, un ostacolo alla loro vita che sta iniziando adesso a prendere il volo.

La "piccola" neppure lo ha spiccato il volo e già dovrebbe avere il pensiero di me che sto male? Non riesco ad accettarlo. 

Però mi sono imposta di vivere giorno per giorno e di vedere il bicchiere mezzo pieno. Ora sto bene.

E, inesorabilmente, mi ritorna in mente il famoso incipit del film francese "L'odio".

Questa è la storia di un uomo che cade da un palazzo di cinquanta piani. Mano a mano che cadendo passa da un piano all'altro, il tizio, per farsi coraggio, si ripete: "Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene. Fino a qui tutto bene." Il problema non è la caduta, ma l'atterraggio.



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