domenica 5 marzo 2017

E' innegabile. Mi sto rovinando l'esistenza da sola. Con le mie manine adorabili.
Sono qui nel mio studiolo, nella mia piccola mansarda, a guardare il cielo da una finestrella (peraltro mezza oscurata dalla presenza del mio gatto Otto che osserva anche lui i movimenti esterni con grande attenzione).

Sento ogni tanto delle risate. I gabbiani e le cornacchie. I motorini, pochi. Qualche auto. L'aria pungente di marzo: fredda e brillante.
Ed io sto qui dentro a scrivere. Da sola (gatto a parte). Tutti sono fuori impegnati in qualcosa.
Catechismo,  giornale, amici...













Io invece sto qui. Emblema vivente del "vorrei ma non posso".
O più precisamente del "vorrei ma non ce la faccio".
Non ce la faccio.


Per poter uscire dovrei staccare il cervello. Smettere di pensare. Non guardarmi allo specchio.
Uscire in pigiama per non dovere passare attraverso la fase "vestirsi" che mi mette necessariamente a confronto con la mia fisicità che detesto.
Porca miseria.
Un po' di leggerezza, no?
No.
Non ce la faccio.
Vivo di odori, di frasi sentite, di cene raccontate, di emozioni vissute da altri.
Perché io ancora non sono pronta. Devo migliorare. Devo riuscire ad essere quello che non sarò mai.
Io ancora no. Devo aspettare. Prima o poi tutto si sistemerà, sì. Tutto sarà diverso.
Prima o poi.
E il tempo passa.
La vita va avanti.
Ed io sto alla finestra.

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