domenica 5 marzo 2017

E' innegabile. Mi sto rovinando l'esistenza da sola. Con le mie manine adorabili.
Sono qui nel mio studiolo, nella mia piccola mansarda, a guardare il cielo da una finestrella (peraltro mezza oscurata dalla presenza del mio gatto Otto che osserva anche lui i movimenti esterni con grande attenzione).

Sento ogni tanto delle risate. I gabbiani e le cornacchie. I motorini, pochi. Qualche auto. L'aria pungente di marzo: fredda e brillante.
Ed io sto qui dentro a scrivere. Da sola (gatto a parte). Tutti sono fuori impegnati in qualcosa.
Catechismo,  giornale, amici...













Io invece sto qui. Emblema vivente del "vorrei ma non posso".
O più precisamente del "vorrei ma non ce la faccio".
Non ce la faccio.


Per poter uscire dovrei staccare il cervello. Smettere di pensare. Non guardarmi allo specchio.
Uscire in pigiama per non dovere passare attraverso la fase "vestirsi" che mi mette necessariamente a confronto con la mia fisicità che detesto.
Porca miseria.
Un po' di leggerezza, no?
No.
Non ce la faccio.
Vivo di odori, di frasi sentite, di cene raccontate, di emozioni vissute da altri.
Perché io ancora non sono pronta. Devo migliorare. Devo riuscire ad essere quello che non sarò mai.
Io ancora no. Devo aspettare. Prima o poi tutto si sistemerà, sì. Tutto sarà diverso.
Prima o poi.
E il tempo passa.
La vita va avanti.
Ed io sto alla finestra.

venerdì 24 febbraio 2017



Sempre ripescando dal baule dei ricordi dolciari, sono saltate fuori queste.
Quelli in alto sono dei tentativi di bignè alla crema. A me sono venuti giganteschi...


Più in basso invece c'è la torta più basic mai fatta per un compleanno:
il ciambellone allo yogurt per il papà/nonno salutista.




Questa in basso è la torta pochette stile Chanel con trucchi in PDZ annessi realizzata per il mini compleanno di Filli: una sola amichetta e tante zie!






Infine un torta de menjar blanc (non perché l'ho fatto io...) davvero sublime!



Un occhio all'album dei ricordi dolciari:

Torta di compleanno di Lello:
pan di spagna aromatizzato al limoncedro (non è un errore: proprio LIMONCEDRO direttamente dall'albero del giardino di mia zia) con una valanga di crema chantilly e frutta fresca.








Quel giorno con mio marito avevamo avuto una discussione piuttosto intensa.
Non nego che data la quantità abnorme di panna presente nella torta... ne avrei volentieri fatto un uso improprio. 










Ma i bambini non erano d'accordo...





Normalmente al saluto  "come stai?" di getto si risponde "tutto bene".
Al limite c'è che si spinge in un "non male" o addirittura, i più creativi, in un "non mi lamento".
Ma in realtà come ci sentiamo? Intendo: riflettiamo effettivamente su come stiamo in quel momento?
A me ogni volta che mi si chiede come sto mi prende un moto interiore simile all'ansia da interrogazione "o mammamia come sto? -  penso - devo dire la verità? o la butto lì con un generico "mmmhhh... bene grazie"?
Giuro. Sempre, sempre così. 
Una domanda così...banale mi getta ogni volta in uno stato di confusione emotiva che, ovviamente, celo dietro un sorriso perché mi rendo conto che metterei alquanto in imbarazzo il mio interlocutore se iniziassi a tergiversare biascicando parole prive di senso e frasi sconclusionate.
Il fatto è che non so come sto.

Se parliamo di salute, dopo gli ultimi scossoni non credo che l'assenza di dolori qua e là sia sinonimo di benessere. Al contrario: è quando sei asintomatico che ti devi preoccupare di più. E' la calma prima della tempesta.

Se parliamo di "lavoro" inteso come "realizzazione professionale", preferirei sempre glissare e chiedere se c'è la domanda di riserva.

Se parliamo di famiglia, lo stato d'animo relativo ha talmente un andamento ondivago che per poter rispondere onestamente mi si dovrebbe fare la domanda "come stai" ogni cinque minuti e  la risposta sarebbe sicuramente sempre diversa.


Se poi parliamo di divertimento...: non parliamone per favore mi sento già a disagio.

Sarà la cura ormonale che mi sta mettendo sottosopra il cervello (già peraltro compromesso di suo ormai da tempo)?
Oppure sono i sintomi di una precoce quanto ineluttabile vecchiaia? 
Di sicuro c'è che ho dei vuoti di memoria spaventosi. 
Mi devo scrivere tutto. Tutto. Tutto.
Per fortuna ho imparato (più o meno) ad usare l'agenda dell'iphone così ci appunto sopra qualunque cosa. Anche "respirare lentamente", altrimenti vado in apnea.
Quando devo necessariamente memorizzare un numero, un indirizzo o (orrore!!!) un percorso per raggiungere un determinato luogo, entro in panico e, se non ho un pezzetto di carta, piuttosto che fare affidamento sulla mia memoria, me lo incido con le unghie sulla pelle.
Insomma, non so se riesco a spiegarmi...
Mi sà che fare i dolci non mi basta più.