Una gabbia dorata.
Non ho nulla che mi manca (oggettivamente parlando). Ma non sono felice.
Potrei trascorrere ore a cercare di capire il perché e a buttar giù parole su parole per descrivere ciò che sento ma sarebbe tempo e spazio sprecato perché non mi farebbe star meglio e non servirebbe a nessuno leggere (ammesso che qualcuno mi legga) i lamenti e le lagne di una quasi cinquantenne che si guarda indietro e, facendo un bilancio, vede poco e nulla.
Una vita vissuta per andare avanti. Ecco ciò che vedo.
Nessun vero entusiasmo.
Nessuna ambizione.
Nessun gesto eclatante.
Nessun amore o emozione travolgente (fatta eccezione per la nascita dei miei figli: quel momento rimarrà sempre impresso nei miei occhi. Il loro sguardo indagatore che incrocia il mio e l'amore che esplode dentro di me).
Galleggio.
Vi è mai capitato di voler resettare tutto e ricominciare? A me di resettare sì, di ricominciare... insomma. Troppa fatica, forse. E poi temo che farei esattamente le stesse cose perché sono proprio così. E poi avrei sempre il mio BRCA2 modificato che mi porterebbe la stessa malattia e quindi ricadrei in questo loop di ospedali, visite, terapie e sorrisi forzati che già conosco bene e che mi hanno condotto qui, esattamente dove sono adesso. Precisamente: seduta davanti al mio Mac a digitare parole inutili e ripetitive. A lagnarmi di tutto invece di prendere la mia vita in mano e darle una svolta.
E quando dico svolta non mi riferisco a farmi bionda. O a mollare tutto e tutti e scappare in Australia... (neppure mi piace l'Australia).
Penso ad un cambiamento che stravolga il mio approccio al quotidiano e al mio relazionarmi col prossimo.
Non si può vivere sperando o attendendo che siano gli altri a cambiare.
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