La settimana prossima ho la chemioterapia. Non ne ho voglia ma alla fine me ne potrò stare un paio d'ore piene in santa pace con persone attorno che si prendono cura di me.
Peccato che non potrò staccare il cervello perché con questa chemio non mi imbottiscono più di antistaminici e quindi resto vigile per tutta la durata dell'infusione. Mi sarebbe piaciuto perdere i sensi per un po'... non però l'effetto ameba per tutta la giornata. Pertanto va bene anche questo.
Soltanto che non posso godermela sino in fondo...
Perché i pensieri continuano a frullare. Come adesso.
Vorrei sistemare tutto. Incellofanare tutti e metterli in qualche posto al sicuro. Fa impressione, lo so: forse è più carina la metafora della campana di vetro.
Ma il risultato non cambia.
In questo momento a impegnare i miei pensieri giorno notte pomeriggio mattina ... SEMPRE, è il "grande". Vorrei poter entrare nella sua testa ricciuta e vedere, per poi forse capire, cosa gli passa per la mente. Quando gli parlo mi sembra che ragioni. Ma poi gli parlo di nuovo e mi sembra che dica il contrario di quello che mi ha detto prima. E poi un'altra cosa ancora. E così via...
Una serie di affermazioni, più o meno estrapolate con estrema cautela (parole non troppo dure, possibilmente di comprensione, sicuramente pazienti, per non urtarne la sensibilità e vederlo rintanarsi in se stesso come quelle piante ipersensibili che come le tocchi si chiudono), che a volte paiono non avere una logica.
Ma se glielo fai notare, se gli dici che in un certo passaggio si è decisamente contraddetto... scatta immediatamente il "vedi, è inutile che te ne parli, non capisci: dovrei tenermi queste cose per me".
E allora arranco, torno sui miei passi, mi rimangio tutto quello che ho appena detto, perché la più grande paura e che non mi parli più.
Ma faccio bene? Dovrei fargli notare quanto è contorto? Dovrei anche io esordire con la classica frase genitoriale "Dammi retta che ci sono già passata"?
Non lo so. Tanto anche in questo caso la risposta sarebbe sempre la stessa "seeeee, ai tuoi tempi era un'altra cosa".
E allora alzo le mani.
Diceva qualcuno che il genitore "come fa, sbaglia". Quindi...
Quindi attendo con trepidazione la prossima chemio.
Roba da pazzi.